06 luglio 2006

notti d'estate


era là, seduto nel bar con un paio di amici, che tranquillamente sorseggiava una birra fresca. non faceva tanto caldo, e la frescura dovuta ad una brezza leggera era piacevole.

si accese una sigaretta, respirandone profondamente la prima boccata, e soffiando poi il fumo con lentezza, sentendosi già più tranquillo e rilassato, dopo una dura giornata di lavoro. si concentrò sulle chiacchere senza peso che le due persone accanto a lui stavano facendo, per potersi riagganciare al discorso, e per fortuna che erano senza peso, perché, probabilmente, in quel momento lui non sarebbe stato in grado di seguire un discorso serio per più di venti secondi. aveva sconnesso il cervello, e si stava abbandonando al piacevole benessere che gli derivava dalla cicca in una mano e la birra dall'altra, e dalla sedia di plastica di quel bar di provincia che sembrava un trono per quanto la trovava confortevole.

una leggera vibrazione dalla tasca dei suoi pantaloni lo riportà alla realtà, e con gesti lenti prese dalla tasca il telefono cellulare, sul display del quale stava lampeggiando la notifica diell'arrivo di un nuovo messaggio.

già sapeva di chi fosse quell'sms. lo aspettava quasi.

lo lesse, e la schiettezza del messaggio lo colpì. "cos'è che mi rende così speciale ai tuoi occhi?". lo rilesse. una, due, tre volte. e ancora e ancora. un po' con un mezzo sorrisetto da ebete sulla faccia, un po' col cuore che accellerava il battito.

"cos'è che mi rende così speciale ai tuoi occhi?".

domanda difficile. perché avrebbe dovuto svelare molto di sé stesso, e lui non si sentiva pronto. o forse non lo era mai stato pronto. come nessun altro del resto. perché questa era, e lui lo sapeva benissimo, una di quelle domande che se anche proverestia studiare a tavoljno una risposta riuscirebbe lo stesso a spiazzarti. sono poche, le doamnde del genere. e forse sono anche le più temute.

"cos'è che mi rende così speciale ai tuoi occhi?".

"cazzo", pensò dall'altra parte, "se n'è accorta". ma dai. mica era stupida la ragazza. e probabilmente lo aveva capito ben prima. le piaceva però il sottile gioco del dico non dico, dello svelo non svelo, del non fare nulla in più se non quel mezzo passetto in avanti per incoraggiarlo, ma mezzo passetto solo, ché il gioco della seduzione va avanti in punta di piedi e su passi danza sussurrati, non di corsa giù per un pendio urlando a scuarciagola. le bestie lasciamole alle bestie.

"cos'è che mi rende così speciale ai tuoi occhi?".

il bello era che lui non aveva risposte da dare. aveva paura di quello che avrebbe potuto trovare dentro la sua anima nel momento in cui avesse deciso di scandagliarla fino in fondo per cercarne una risposta che rispondesse senza dire tutto, ma lasciandolo immaginare. e aveva paura di un rifiuto, anche se, se di rifiuto si fosse trattato, preferiva di gran lunga il rifiuto netto. senza fronzoli. niente frasette stupide del tipo "sei tanto dolce, ma non volgio rovinare questo bel rapporto di amicizia che c'è fra noi" o "non è colpa tua, sono io che sono sbagliata"...
preferifa un bel no, secco, che fà un male quasi fisico quando viene sentito pronunciare dalla persona che si ha davanti. era convinto che fosse più facile da digerire così, un rifiuto, e la sua esperienza aveva puntualmente confermato questa sua opinione.

"cos'è che mi rende così speciale ai tuoi occhi?".

decise di rischiare. prese il cellulare in mano e le scrisse: "non chiedermi perché. ma mi piaci". così. semplice e lapidario come prima era stata la domanda. stette lì un po', come in trance, e poi premette d'impulso il tasto di invio. guardò il telefonino che confermava l'invio, e poi, subito dopo la conferma, se ne pentì.

era fatto così. non pensava a quello che scriveva o diceva se non dopo averlo detto e scritto. e adesso aveva la sensazione di aver rovinanto tutto. maledì silenziosamente la sua impulsività stupida, e sperò che per un qualchje assurdo caso quel messaggio non fosse mai giunto a destinazione. ma ormai l'aveva mandato, e con un respiro profondo, tiro fuori un'altra sigaretta, cerando di rilassarsi. spense il cellulare, e pensò fra sé e sé che ormai non poteva far più nulla, e che alla eventuale risposta ci avrebbe pensato domani. sempre se risposta ci fosse stata.

si girò verso i suoi compagni di bevuta, che nel frattempo avevano continuato a chiaccherare tranquillamente fra loro, senza mimima consapevolezza di ciò che stava capitando al loro amico, e disse "evviva!". loro lo guardarono, presero i boccali e risposero alzandoli "evviva!".

4 Comments:

Anonimo said...

mai pensato di fare lo scrittore???? bellissima sta storia.... non so perchè ma mi ricorda varie avventure sentite negli ultimi tempi.... coincidenze!!!
promesso che verrò + spesso a trovarti e che pubblicizzero (solo se vuoi) il blog sui miei siti!!!

p@gemaster said...

il blogghe lo puoi pubblicizzare, hai il mio consenso...
che dire, avevo cominciato a scrivere qualche raccontino, ma poi mi ero un attimino perso.

e comunque, solo coincidenze.

Anonimo said...

ok... allora pubblicizzo tutto!!!

p@gemaster said...

bravo! :D