18 luglio 2006

notti estive #02


il fumo si alzava in lente e pigre volute dalle due sigarette vicine, poggiate distrattamente sul posacenere in coccio sul tavolino del bar. la città spenta era avvolta dalla cappa del caldo afoso, compagno fedele ormai da settimane.

erano lì, lui e lei, vicini e distratti come le due sigarette, quasi che le loro strade si fossero incrociate per pura casualità, e sempre per caso fossero proseguite insieme. senza domande, solo per la stessa strada in silenzio.

lei, all'improvviso, prese la sua cicca e la scagliò lontano. il gesto stupì quasi più lei che lui, che immobile la osservava, come si osserva un soprammobile che è sempre stato lì, ma che non si era mai visto veramente prima che si rompesse.

la sua voce tremante fece trasalire il ragazzo, che mise a fuoco i suoi occhi: "devo andare". lei non stava piangendo. almeno, non ancora. non voleva dargli questa ultima soddisfazione, di fargli capire che lei, in fondo, ci teneva ancora, e che l'indifferenza di lui, la sua apatia la colpiva dentro come un pugno, e più forte ancora.

lui non disse niente, e questa fu la goccia. lei non si girò neanche finché non arrivò alla macchina. l'accese e partì con calma diretta verso il centro della città deserta. appena svoltato l'angolo, però, non ce la fece a trattenersi, e cominciò a singhiozzare come una bambina, come da anni ormai non faceva.

lui fumò con calma la sua sigaretta, mentre un'onda di pensieri fluiva nella sua testa. era un coglione. non aveva fatto capire che in fondo, a lei, ci teneva. ma aveva una paura folle, che lo aveva bloccato finché si era tramutata in realtà. abbandonato. gli era capitata l'occasione della sua vita, uno di quei treni che ti son destinati dalla fortuna, a patto che tu poi ti continui a meritare il biglietto per la corsa, e lui non aveva fatto assolutamente nulla per giungere a destinazione. un coglione codardo. e si sentiva in colpa quasi più per lei che per lui, perché lei lo amava veramente, e lui sotto sotto lo aveva sempre saputo. e lui la mava. ma il suo amore per paura non era riuscito a sbocciare. si era limitato a sopportarla, o meglio a farle credere di sopportarla, per paura di deluderla. e adesso aveva perduto tutto.

scagliò la sigaretta distante, e per un attimo sorrise con amarezza, perché aveva appena ricalcato le mosse di lei. e, mentre una lacrima faceva capolino nei suoi occhi tristi, sottovoce disse "devo andare".

2 Comments:

Anonimo said...

Ti lascio un post così, oltre alle statistiche, ti do conferma che ho attinto dalla tua anima errante momenti di delirio durante la lettura del tuo blog.
CESCO

Anonimo said...

ci sono tanti fumetti che fanno riflettere. Prova con "V per vendetta". Ne hanno fatto anche un film anche se ovviamente il fumetto è 10 volte meglio.